Simbolo di purezza nel XII secolo, noto anche come calice utilizzato da Giuseppe d’Arimatea per raccogliere il sangue di Gesù, la storia del Santo Graal è presentata in molteplici versioni. Il primo a citarlo fu Chrètien de Troyes nella sua opera incompiuta: “Perceval le Gallois ou le Compte du Graal” nel 1190. In questo romanzo il Graal viene appena citato e solo sommariamente descritto, ma da quel momento in poi ha dato inizio ad una ricerca mai terminata. Nel racconto “Le Grand Graal” di un autore sconosciuto l’oggetto sacro viene associato a un libro scritto dallo stesso Gesù che rivela la verità della fede e che proprio per questo motivo non tutti possono accedervi, nel qual caso un enorme sconvolgimento si abbatterebbe sulla terra; mentre il testo di Robert de Boron, “Joseph d’Arimathie”, lo indica come il Calice in cui Gesù bevve il vino durante l’Ultima Cena ed in cui, Giuseppe d’Arimatea, ricco commerciante, membro del Sinedrio e discepolo segreto di Gesù, raccolse il sangue durante la crocifissione. Ma che fine ha fatto la coppa che Giuseppe d’Arimatea portò con sé dalla Terra Santa? Secondo una leggenda, essa sarebbe stata affidata a un gruppo di guardiani, i cui discendenti l’avrebbero custodita per duemila anni, fino ai nostri giorni. Nel primo millennio, alcuni monaci di Glastonbury dichiararono di avere rinvenuto due ampolle che sarebbero state sepolte insieme a Giuseppe d’Arimatea. Le ampolle però non furono mai esposte al pubblico, per cui non vi è certezza sulla loro reale esistenza. Ma alcuni tra i sostenitori dell’esistenza materiale del Graal, affermano che esso si trova in Inghilterra poiché Gesù lo avrebbe ricevuto in dono da un Druido convertito e, dopo la crocifissione, Giuseppe d’Arimatea lo avrebbe restituito, santificato dal sangue di Cristo, al donatore. Il druido al quale il Graal sarebbe stato reso altri non sarebbe che Mago Merlino. E sulle successive peregrinazioni del calice dal suo arrivo in Inghilterra si sono susseguite varie fonti. La più ricorrente narra che Giuseppe, giunto sul luogo, affidò la coppa ad un guardiano soprannominato Re Pescatore per aver sfamato tante persone con lo stesso miracolo operato da Gesù sulla moltiplicazione dei pesci. Ma successivamente nessuno riuscì più a sapere dove il Santo Graal si trovasse. E quando, alcuni secoli dopo il Mago Merlino sentenziò che fosse necessario ritrovarlo per sconfiggere la carestia che si era abbattuta sulla Britannia, Parsifal, cavaliere della Tavola Rotonda, superando ogni sorta di prova riuscì finalmente a “giungere al cospetto del Sacro Graal”. E allora scoprì che esso rappresentava “il piatto nel quale Gesù mangiò l’agnello pasquale con i suoi discepoli…e poiché questo piatto fu grato a tutti venne chiamato Santo Graal”. Per molto tempo a venire nessuno ne parlò più, fino a quando durante le Crociate, molti cavalieri cristiani scoprirono in Terra Santa un sacro oggetto dagli straordinari poteri. Così la leggenda del Graal fu portata e diffusa in Europa. Anche l’Italia è stata più volte chiamata in causa dagli appassionati come uno dei Paesi in cui il Santo Calice potrebbe trovarsi tuttora. Una delle regioni che potrebbe dare ospitalità alla più importante reliquia della cristianità è la Puglia. Probabilmente all’interno di Castel del Monte, il suggestivo palazzo di Federico di Svevia avente la stessa forma ottagonale della Sacra Coppa. Il Sacro Graal vi sarebbe stato portato dai Cavalieri Teutonici che lo avrebbero affidato all’imperatore perché lo preservasse dalle distruzioni delle guerre Crociate. In un poema del XIII secolo, scritto da Wolfram von Eschenbach, sono i cavalieri Templari ad essere indicati come indissolubilmente legati alla custodia del Santo Graal. Proprio le diramazioni che storia e leggenda hanno riservato a questo primo ordine cavalleresco di monaci combattenti, portano a un’infinità di percorsi misteriosi ancora da esplorare e a interrogativi senza risposta che ancor oggi impegnano studiosi, esploratori e archeologi. Altra sede italiana indicata è quella della Basilica di San Nicola, a Bari. La tradizione a questo proposito narra che alcuni marinai ritrovarono, in una chiesa sconsacrata di Myra, attuale Turchia, un calice identificato con il Santo Graal ed alcune ossa, ritenute appartenenti alle spoglie mortali di San Nicola. Una volta che la coppa e i presunti resti del santo vennero portati a Bari, Papa Gregorio VII dette ordine di far erigere una basilica nella città, quella di San Nicola appunto, giustificandone la costruzione con la necessità di custodire le spoglie mortali di San Nicola ma con il segreto intento, secondo alcuni studiosi, di nascondervi il Santo Graal. Una ulteriore teoria propone come ultima collocazione del Graal la città di Torino. Secondo la tradizione esoterica, chi possiede una delle reliquie di Cristo le possiede tutte. La presenza della Sindone a Torino, quindi, garantirebbe alla città la presenza degli altri simboli della cristianità. Di qui la convinzione che la chiesa Gran Madre di Dio, ai piedi della collina torinese, conservi il Sacro Graal, il calice in cui bevve Gesù durante l’Ultima Cena e in cui fu raccolto il suo sangue dopo la Crocifissione. Le due statue all’entrata, raffiguranti la Fede e la Religione, lo dimostrerebbero. Una regge una coppa che simboleggia il Sacro Graal, l’altra ha lo sguardo che pare perdersi nel vuoto. Secondo uno studio del Politecnico di Torino, esso indicherebbe una strada, un percorso che conduce esattamente al Palazzo di Città, là dove una credenza esoterica vuole che il Graal si trovi. L’unica certezza che ruota attorno al Sacro Calice sembra essere il fatto che, da duemila anni, nessuna teoria ne ha dischiuso fino in fondo il mistero. Forse contengono tutte una parte di verità, oppure no, ma forse non ha una grande importanza, perché il suo fascino straordinario risiede proprio nel suo valore di simbolo universale, capace di attraversare la storia e le diverse culture. Del resto, come dice Piergiorgio Odifreddi nel suo “Il vangelo secondo la scienza”: «Che cosa sia il Santo Graal si sa: è qualcosa di cui non si sa né cosa sia, ne se ci sia».
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Re: Il Santo Graal tra mistero e realtà
credete che il Santo Graal esista?
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Re: Il Santo Graal tra mistero e realtà
io credo che esista ma chissà dove si trova!
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Re: Il Santo Graal tra mistero e realtà
Infatti...secondo me esiste ma il mondo è gigantesco e pieno di persone...chissà chi lo possiede oppure dove esso sia sepolto...
Sab Feb 21, 2015 12:57 pm Da Pantera del latino
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