Nella bizzarra convinzione che sputtanando il
giudice si assolva il condannato, il Giornale
pubblica ogni giorno a puntate le avventure del
giudice Antonio Esposito: l’avvincente feuilleton si
avvale di testimoni super partes, che disinteressatamente
accorrono a compiacere B. narrando ai
segugi sallustiani le gesta dell’alto magistrato fin
dalla più tenera età. Ne emerge la figura di un supereroe
da cartoon giapponese, dotato di uno stomaco
di ghisa (è sempre lì che mangia con qualcuno)
e ossessionato sin dall’infanzia dall’incubo
B. (non parla d’altri che di lui, come Sherlock Holmes
di Moriarty, come Eliot Ness di Al Capone,
come Basettoni di Macchianera). Ieri sul Pornale ,
nell’ultima puntata della saga, il commissario
Zuzzurlo ha scovato un tale Massimo Castiello da
San Nicola Arcella (Cosenza) che dal 2011 non
vedeva l’ora di liberarsi di un terribile segreto: una
cena a casa sua, ospiti d’onore l’attore Franco Nero
in arte Django e naturalmente lui, SuperEsposito,
che per l’intero pasto avrebbe ammorbato i
commensali con feroci invettive contro B.: “Mi
sta proprio sulle palle... Si salva sempre.. gli avvocati...
la prescrizione... Ma se mi dovesse capitare
a tiro gli faccio un mazzo così...”. Già che c’era,
il nostro eroe avrebbe tirato in ballo anche
Wanna Marchi, da lui condannata nel 2009 subito
dopo un’altra cena a Verona – anch’essa svelata
dal Pornale – in cui avrebbe sparlato di lei e di B.
(dunque, secondo la logica arcoriana, innocente
pure lei). Esposito smentisce con tanto di testimoni.
In attesa che l’ennesimo processo per diffamazione
chiarisca chi mente fra i Sallusti boys e
il giudice (noi un’ideuzza ce l’avremmo), siamo in
grado di rivelare i prossimi episodi della serie.
Con nuovi, mirabolanti colpi di scena.
I compagni di merendine. Giggino ’o Scannafemmine,
autorevole imprenditore di Vallo della Lucania,
rivela al Giornale che nel primo dopoguerra
Esposito fu suo compagno di banco alle elementari,
e spesso gli rubava la merendina con espressioni
del tipo: “Questo è un esproprio proletario:
ora tocca a te, ma un giorno, appena mi capitano a
tiro Berlusconi e Wanna Marchi, gli faccio un
mazzo così”.
Scherzi da prete. Padre Incoronato Molestia, parroco
della chiesa di Santa Fuggitiva ad Agropoli,
ricorda che il piccolo Esposito terrorizzava gli
amichetti dell’oratorio tirando loro i capelli, poi si
giustificava in confessione: “Che ci posso fare, padre,
è più forte di me: da grande voglio fare il giudice
per strappare la chioma finta a Berlusconi e
quella tinta a Wanna Marchi”.
Ammazza la vecchia. Gennaro ’o Squartaguaglioni,
prestigioso assistente sociale ultracentenario
di Sapri, ricorda perfettamente in un’intervista al
Giornale quando, nei primi anni 50, il giovane
Esposito prestava opera di volontariato in un
ospizio: si faceva consegnare una vecchina al giorno
per portarla a spasso, la aiutava ad attraversare
la strada, poi la spingeva sotto le ruote della prima
automobile di passaggio urlando: “Mi alleno per
Berlusconi e Wanna Marchi”.
Rasta il Selvaggio. Tonino ’o Ciucciasangue, decano
dei vigili urbani di Castellabate, vuota il sacco
con il Giornale: ormai prossimo alla maggiore
età, un irriconoscibile Esposito coi capelli rasta e i
piercing dappertutto, dalle sopracciglia all’ombe -
lico, si aggirava nottetempo per le strade di periferia
armato di bomboletta spray e imbrattava i
muri, sempre con la stessa scritta, all’epoca incomprensibile
ai più: “Wanna Marchi e Berlusconi
finirete in schiavettoni”.
Tressette col morto. Totonno ’o Scarrafone, titolare
della cattedra di Furto con Scasso all’Uni -
versità Campania-3, svela al Giornale che una sera
dell’estate del 1979 invitò a casa sua il giudice
Esposito, l’inseparabile Franco Nero, Giovanni
Rana, Roberto Carlino e la buonanima di Bombolo
per una partita a tressette, purtroppo funestata
dalle continue truffe del giudice Esposito,
che estraeva continuamente dal polsino le carte
vincenti che gli aveva precedentemente passato
Ilda Boccassini. Esi giustificava col dire: “Al confronto
di Berlusconi e Wanna Marchi, io
sono un principiante”.
l giudice pirata. Il maresciallo Pascalone
’a Mazzetta, comandante in pensione dei
carabinieri di Paestum, rammenta perfettamente
in una lettera al Giornale
quando, nel 1987, fermò sul lungomare
cilentano un energumeno, poi qualificatosi
come il giudice Esposito, a bordo
della sua fiammante Mercedes del 1971
mentre sgasava a tutta birra a 12 km l’ora
e tentava di sfuggire alla contravvenzione
con la scusa che doveva raggiungere al
più presto Arcore per arrotare Berlusconi
e, inspiegabilmente, anche Wanna
Marchi.
Ultimo stadio. Don Rafe’ ’o Scurnacchiato,
filosofo napoletano e appassionato di
calcio, racconta al Giornale un’indimenticabile
domenica in tribuna laterale allo
stadio San Paolo nei primi anni 90 in
occasione dell’incontro Napoli-Milan: al
suo fianco uno scalmanato signore con
gli occhiali, una vera iradiddio, proferiva
epiteti irriferibili all’indirizzo dell’arbitro,
sospettato di favorire smaccatamente
i rossoneri. Quando lo sentì berciare
“cornuto venduto pagato da Berlusconi!”,
non ebbe più dubbi: era il giudice
Esposito. Sul momento non comprese il
senso di un’altra sua frase: “Il Cavaliere e
Wanna Marchi mi stanno sulle palle, ma
se mi capitano a tiro gli faccio un mazzo
così”. Ora però ha capito tutto. Dunque
Berlusconi e Wanna Marchi sono innocenti.
giudice si assolva il condannato, il Giornale
pubblica ogni giorno a puntate le avventure del
giudice Antonio Esposito: l’avvincente feuilleton si
avvale di testimoni super partes, che disinteressatamente
accorrono a compiacere B. narrando ai
segugi sallustiani le gesta dell’alto magistrato fin
dalla più tenera età. Ne emerge la figura di un supereroe
da cartoon giapponese, dotato di uno stomaco
di ghisa (è sempre lì che mangia con qualcuno)
e ossessionato sin dall’infanzia dall’incubo
B. (non parla d’altri che di lui, come Sherlock Holmes
di Moriarty, come Eliot Ness di Al Capone,
come Basettoni di Macchianera). Ieri sul Pornale ,
nell’ultima puntata della saga, il commissario
Zuzzurlo ha scovato un tale Massimo Castiello da
San Nicola Arcella (Cosenza) che dal 2011 non
vedeva l’ora di liberarsi di un terribile segreto: una
cena a casa sua, ospiti d’onore l’attore Franco Nero
in arte Django e naturalmente lui, SuperEsposito,
che per l’intero pasto avrebbe ammorbato i
commensali con feroci invettive contro B.: “Mi
sta proprio sulle palle... Si salva sempre.. gli avvocati...
la prescrizione... Ma se mi dovesse capitare
a tiro gli faccio un mazzo così...”. Già che c’era,
il nostro eroe avrebbe tirato in ballo anche
Wanna Marchi, da lui condannata nel 2009 subito
dopo un’altra cena a Verona – anch’essa svelata
dal Pornale – in cui avrebbe sparlato di lei e di B.
(dunque, secondo la logica arcoriana, innocente
pure lei). Esposito smentisce con tanto di testimoni.
In attesa che l’ennesimo processo per diffamazione
chiarisca chi mente fra i Sallusti boys e
il giudice (noi un’ideuzza ce l’avremmo), siamo in
grado di rivelare i prossimi episodi della serie.
Con nuovi, mirabolanti colpi di scena.
I compagni di merendine. Giggino ’o Scannafemmine,
autorevole imprenditore di Vallo della Lucania,
rivela al Giornale che nel primo dopoguerra
Esposito fu suo compagno di banco alle elementari,
e spesso gli rubava la merendina con espressioni
del tipo: “Questo è un esproprio proletario:
ora tocca a te, ma un giorno, appena mi capitano a
tiro Berlusconi e Wanna Marchi, gli faccio un
mazzo così”.
Scherzi da prete. Padre Incoronato Molestia, parroco
della chiesa di Santa Fuggitiva ad Agropoli,
ricorda che il piccolo Esposito terrorizzava gli
amichetti dell’oratorio tirando loro i capelli, poi si
giustificava in confessione: “Che ci posso fare, padre,
è più forte di me: da grande voglio fare il giudice
per strappare la chioma finta a Berlusconi e
quella tinta a Wanna Marchi”.
Ammazza la vecchia. Gennaro ’o Squartaguaglioni,
prestigioso assistente sociale ultracentenario
di Sapri, ricorda perfettamente in un’intervista al
Giornale quando, nei primi anni 50, il giovane
Esposito prestava opera di volontariato in un
ospizio: si faceva consegnare una vecchina al giorno
per portarla a spasso, la aiutava ad attraversare
la strada, poi la spingeva sotto le ruote della prima
automobile di passaggio urlando: “Mi alleno per
Berlusconi e Wanna Marchi”.
Rasta il Selvaggio. Tonino ’o Ciucciasangue, decano
dei vigili urbani di Castellabate, vuota il sacco
con il Giornale: ormai prossimo alla maggiore
età, un irriconoscibile Esposito coi capelli rasta e i
piercing dappertutto, dalle sopracciglia all’ombe -
lico, si aggirava nottetempo per le strade di periferia
armato di bomboletta spray e imbrattava i
muri, sempre con la stessa scritta, all’epoca incomprensibile
ai più: “Wanna Marchi e Berlusconi
finirete in schiavettoni”.
Tressette col morto. Totonno ’o Scarrafone, titolare
della cattedra di Furto con Scasso all’Uni -
versità Campania-3, svela al Giornale che una sera
dell’estate del 1979 invitò a casa sua il giudice
Esposito, l’inseparabile Franco Nero, Giovanni
Rana, Roberto Carlino e la buonanima di Bombolo
per una partita a tressette, purtroppo funestata
dalle continue truffe del giudice Esposito,
che estraeva continuamente dal polsino le carte
vincenti che gli aveva precedentemente passato
Ilda Boccassini. Esi giustificava col dire: “Al confronto
di Berlusconi e Wanna Marchi, io
sono un principiante”.
l giudice pirata. Il maresciallo Pascalone
’a Mazzetta, comandante in pensione dei
carabinieri di Paestum, rammenta perfettamente
in una lettera al Giornale
quando, nel 1987, fermò sul lungomare
cilentano un energumeno, poi qualificatosi
come il giudice Esposito, a bordo
della sua fiammante Mercedes del 1971
mentre sgasava a tutta birra a 12 km l’ora
e tentava di sfuggire alla contravvenzione
con la scusa che doveva raggiungere al
più presto Arcore per arrotare Berlusconi
e, inspiegabilmente, anche Wanna
Marchi.
Ultimo stadio. Don Rafe’ ’o Scurnacchiato,
filosofo napoletano e appassionato di
calcio, racconta al Giornale un’indimenticabile
domenica in tribuna laterale allo
stadio San Paolo nei primi anni 90 in
occasione dell’incontro Napoli-Milan: al
suo fianco uno scalmanato signore con
gli occhiali, una vera iradiddio, proferiva
epiteti irriferibili all’indirizzo dell’arbitro,
sospettato di favorire smaccatamente
i rossoneri. Quando lo sentì berciare
“cornuto venduto pagato da Berlusconi!”,
non ebbe più dubbi: era il giudice
Esposito. Sul momento non comprese il
senso di un’altra sua frase: “Il Cavaliere e
Wanna Marchi mi stanno sulle palle, ma
se mi capitano a tiro gli faccio un mazzo
così”. Ora però ha capito tutto. Dunque
Berlusconi e Wanna Marchi sono innocenti.
Sab Feb 21, 2015 12:57 pm Da Pantera del latino
» Dedica a una persona speciale.
Sab Set 07, 2013 8:55 am Da Pantera del latino
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Mar Ago 20, 2013 7:32 am Da Pantera del latino
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Sab Mar 02, 2013 6:50 pm Da Latin sensation