Questo articolo è tratto dal sito TE.S.E.S. | Ass. culturale "Esplorazione Sotterranei"
Carissimi appassionati di misteri, di scoperte e di avventure sotterranee: in molti mi avete chiesto del recente ritrovamento in terra sarda.
Eccomi a raccontarvi com’è andata. In seguito alla decennale amicizia con il giornalista-speleologo Marcello Polastri, presidente del Gruppo Cavità Cagliaritane, abbiamo ipotizzato un gemellaggio esplorativo a Cagliari in cui avremmo esplorato un vecchio ospedale abbandonato, realizzato, per volere del Duce, in una ampia caverna naturale in zona Castello.
L’avventura si preannunciava affascinante per via di una leggenda, una tradizione raccontata e tramandata fino ad oggi, che coinvolgeva quell’ambiente.
Si diceva, infatti, che i primi vescovi cristiani del nord Africa, perseguitati da Trasamondo, sarebbero fuggiti a nord, insediandosi in una grotta di Cagliari. Lì avrebbero vissuto in un eremo sotterraneo, caratterizzato da una fonte d’acqua considerata di ottima qualità.
Bene, dalle ricerche condotte da Marcello e dal suo team, la grotta utilizzata dai primi cristiani poteva coincidere con quella scelta negli anni ’30 per realizzare l’ospedale, abbandonato poi in seguito ai bombardamenti del ’43.
La speranza di trovare un varco che consentisse di raggiungere la caverna naturale, all’esterno dei muri perimetrali dell’ospedale, è stata condivisa con la redazione di Mistero, che ha deciso di voler seguire l’esplorazione in diretta.
Con noi c’era il conduttore Daniele Bossari, seguito da Arcadio Cavalli nella complicata veste di operatore, regista e tecnico del suono. L’unica persona che, avendo già per hobby una formazione speleologica, poteva seguirci in questa avventura.
Così giovedì 23 giugno 2011, sveglia alle 4.00am, aereo a Linate alle 7.00 e incontro con Marcello e la sua squadra alle 10:00. Mezz’ora dopo iniziava l’esplorazione.
Abbiamo esplorato le vecchie stanze dell’ospedale, fatiscenti, superando locali di crollo, cumuli di detriti, stanze parzialmente allagate. Alcuni locali erano interessati da notevoli infiltrazioni d’acqua ed i soffitti crollati. Si poteva così vedere la roccia viva sopra le nostre teste, a ricordarci che eravamo sempre all’interno di una caverna.
Le immagini così raccolte documentavano una realtà di un passato recente molto affascinante e saremmo rimasti molto soddisfatti in ogni caso.
Ad un tratto una delle numerose brecce rinvenute in una parete dava l’accesso ad un pozzo. Così, dopo esserci arrampicati, aver strisciato in strette intercapedini, aver osservato e documentato quasi ogni dettaglio incontrato, eccoci sbucare all’esterno dell’ospedale, ma ancora all’interno della grotta.
Un ambiente molto ampio e vasto, caratterizzato da chiari segni di antropizzazione, quali incisioni e nicchie. La pavimentazione, costituita da terreno incoerente, fango ed argilla, in buona parte sommersa da un bacino idrico che ne allaga un’area.
Con rinnovato entusiasmo, a combattere la stanchezza che, verso le 9 di sera iniziava farsi sentire, esploriamo questa cavità, affondando nell’acqua e nel fango fino a rinvenire dei frammenti di ossa, cementati dal calcare lungo la parete destra della caverna.
Da un primo esame non si poteva escludere che fossero umane, ma la conferma avviene una decina di metri più avanti. Diversi teschi affioranti dal terreno testimoniavano la deposizione di altrettanti corpi, mentre tumuli ancora leggibili potevano celarne altri.
Il laghetto è stato esplorato tramite un canotto provvidenzialmente portato con noi nei vari zaini, mostrando numerose altre ossa umane sotto il livello dell’acqua. Lungo il lato di sinistra, molte altre ossa affioravano dal fango e dall’argilla, mostrando anche numerosi cocci di terracotta.
I dati così raccolti porterebbero a pensare ad una chiesa rupestre, ad un eremo. Se le datazioni dei campioni e dei reperti confermeranno le ipotesi fino a qui prodotte, potremmo aver scoperto l’eremo nel quale si rifugiarono i primi cristiani fuggiti dall’Africa.
Altrimenti resterà in ogni caso un interessante ossario sotterraneo, che potrebbe rivelare una storia utile alla comprensione del nostro passato.
Il venerdì pomeriggio l’aereo verso Milano decollava alle 17:40, potevamo finalmente riposarci soddisfatti.
Carissimi appassionati di misteri, di scoperte e di avventure sotterranee: in molti mi avete chiesto del recente ritrovamento in terra sarda.
Eccomi a raccontarvi com’è andata. In seguito alla decennale amicizia con il giornalista-speleologo Marcello Polastri, presidente del Gruppo Cavità Cagliaritane, abbiamo ipotizzato un gemellaggio esplorativo a Cagliari in cui avremmo esplorato un vecchio ospedale abbandonato, realizzato, per volere del Duce, in una ampia caverna naturale in zona Castello.
L’avventura si preannunciava affascinante per via di una leggenda, una tradizione raccontata e tramandata fino ad oggi, che coinvolgeva quell’ambiente.
Si diceva, infatti, che i primi vescovi cristiani del nord Africa, perseguitati da Trasamondo, sarebbero fuggiti a nord, insediandosi in una grotta di Cagliari. Lì avrebbero vissuto in un eremo sotterraneo, caratterizzato da una fonte d’acqua considerata di ottima qualità.
Bene, dalle ricerche condotte da Marcello e dal suo team, la grotta utilizzata dai primi cristiani poteva coincidere con quella scelta negli anni ’30 per realizzare l’ospedale, abbandonato poi in seguito ai bombardamenti del ’43.
La speranza di trovare un varco che consentisse di raggiungere la caverna naturale, all’esterno dei muri perimetrali dell’ospedale, è stata condivisa con la redazione di Mistero, che ha deciso di voler seguire l’esplorazione in diretta.
Con noi c’era il conduttore Daniele Bossari, seguito da Arcadio Cavalli nella complicata veste di operatore, regista e tecnico del suono. L’unica persona che, avendo già per hobby una formazione speleologica, poteva seguirci in questa avventura.
Così giovedì 23 giugno 2011, sveglia alle 4.00am, aereo a Linate alle 7.00 e incontro con Marcello e la sua squadra alle 10:00. Mezz’ora dopo iniziava l’esplorazione.
Abbiamo esplorato le vecchie stanze dell’ospedale, fatiscenti, superando locali di crollo, cumuli di detriti, stanze parzialmente allagate. Alcuni locali erano interessati da notevoli infiltrazioni d’acqua ed i soffitti crollati. Si poteva così vedere la roccia viva sopra le nostre teste, a ricordarci che eravamo sempre all’interno di una caverna.
Le immagini così raccolte documentavano una realtà di un passato recente molto affascinante e saremmo rimasti molto soddisfatti in ogni caso.
Ad un tratto una delle numerose brecce rinvenute in una parete dava l’accesso ad un pozzo. Così, dopo esserci arrampicati, aver strisciato in strette intercapedini, aver osservato e documentato quasi ogni dettaglio incontrato, eccoci sbucare all’esterno dell’ospedale, ma ancora all’interno della grotta.
Un ambiente molto ampio e vasto, caratterizzato da chiari segni di antropizzazione, quali incisioni e nicchie. La pavimentazione, costituita da terreno incoerente, fango ed argilla, in buona parte sommersa da un bacino idrico che ne allaga un’area.
Con rinnovato entusiasmo, a combattere la stanchezza che, verso le 9 di sera iniziava farsi sentire, esploriamo questa cavità, affondando nell’acqua e nel fango fino a rinvenire dei frammenti di ossa, cementati dal calcare lungo la parete destra della caverna.
Da un primo esame non si poteva escludere che fossero umane, ma la conferma avviene una decina di metri più avanti. Diversi teschi affioranti dal terreno testimoniavano la deposizione di altrettanti corpi, mentre tumuli ancora leggibili potevano celarne altri.
Il laghetto è stato esplorato tramite un canotto provvidenzialmente portato con noi nei vari zaini, mostrando numerose altre ossa umane sotto il livello dell’acqua. Lungo il lato di sinistra, molte altre ossa affioravano dal fango e dall’argilla, mostrando anche numerosi cocci di terracotta.
I dati così raccolti porterebbero a pensare ad una chiesa rupestre, ad un eremo. Se le datazioni dei campioni e dei reperti confermeranno le ipotesi fino a qui prodotte, potremmo aver scoperto l’eremo nel quale si rifugiarono i primi cristiani fuggiti dall’Africa.
Altrimenti resterà in ogni caso un interessante ossario sotterraneo, che potrebbe rivelare una storia utile alla comprensione del nostro passato.
Il venerdì pomeriggio l’aereo verso Milano decollava alle 17:40, potevamo finalmente riposarci soddisfatti.
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