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      Premonizioni, Maledizioni e Misteri del Titanic

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      Premonizioni, Maledizioni e Misteri del Titanic  Empty Premonizioni, Maledizioni e Misteri del Titanic

      Messaggio Da Pantera del latino Mer Feb 06, 2013 8:58 am

      Premonizioni, Maledizioni e Misteri del Titanic  08_tit10

      Dalla notte del 14 aprile del 1912, la possente nave conosciuta come Titanic verrà per sempre ricordata dall'uomo. Quel giorno affondò portando con se 1498 passeggeri in seguito a uno scontro con un iceberg. Ma dietro la disgrazia del Titanic si celano misteri inquietanti.

      Infatti è stato affermato da parecchi studiosi che se il Titanic avesse virato dieci secondi prima avrebbe sicuramente evitato la collisione, mentre se lo avesse fatto dieci secondi più tardi avrebbe spaccato l'iceberg con la sua robustissima chiglia riportando così dei danni meno gravi di quelli subiti. Questo in base a calcoli e simulazioni effettuate tramite computer.

      Premonizioni

      La poetessa americana Celia Thaxter, nel 1874 scrisse un inno funebre su una nave che collideva con un iceberg.
      Il giornalista e spiritualista britannico W.T. Stead - e che morì a bordo del Titanic - scrisse ben due racconti a proposito di disastri sul mare - aggravati dall'assenza di scialuppe (uno dei motivi della "tragedia" del Titanic) - uno dei quali accennava anche alla presenza di un iceberg.
      In un altro racconto, scritto dal mistico Morgan Robertson, intitolato "Futility" - pubblicato nel 1898, l'autore evidenziò il problema della minaccia degli iceberg per le imbarcazioni che transitavano nel Nord Atlantico.

      Alla vigilia del predestinato viaggio del Titanic, uno dei maggiori soci e finanziatori della nave, ovvero il proprietario, nonchè uno degli uomini più ricchi al mondo, il banchiere J.P. Morgan, fece cancellare all'ultimo momento la propria partecipazione.

      Segnali di Malaugurio

      Premonizioni, Maledizioni e Misteri del Titanic  300px-10

      Intorno all'affondamento, girano voci di maledizioni. Il collegamento, infatti, è con una setta di Belfast dove la nave fu costruita. Si dice che il numero della nave 390904, allo specchio, si legga "no pope" ("no papa"), un motto usato dalle sette protestanti estremiste del nordest dell'Irlanda contro la Chiesa cattolica. Per gli operai del cantiere di Belfast, in gran parte cattolici, era un segno di malaugurio, tanto che non mancarono lamentele con i dirigenti, e continuarono i lavori di costruzione della nave, solo dopo aver ricevuto assicurazione che si trattasse di una coincidenza...


      La Maledizione della Principessa di Ammon-Ra

      Premonizioni, Maledizioni e Misteri del Titanic  038d_110

      Abbandono per un attimo le congetture logiche e razionali per fare un breve viaggio nel mondo dell'irrazionale. La vera causa potrebbe risiedere in un'antica maledizione.
      Giungo dunque al Cairo nell'anno 1910, due anni prima della disgrazia del Titanic, quando un americano di cui non è noto il nome avvicinò l'egittologo inglese Douglas Murray, proponendogli l'acquisto di un prezioso reperto. Si trattava di un sarcofago rinvenuto nel tempio di Ammon-Ra, appartenente ad una principessa di rango vissuta a Tebe attorno al 1600 a. C.

      All'esterno del sarcofago erano raffigurate in smalto e oro, con tecnica raffinata, le fattezze della principessa. Il sarcofago si presentava in perfette condizioni di conservazione. Murray non si lasciò sfuggire l'occasione e staccò subito un assegno all'americano, il quale non arrivò mai ad incassarlo perché morì la sera stessa.

      Nel frattempo Murray aveva già preso provvedimenti affinché il sarcofago venisse spedito nella sua casa di Londra. Un altro egittologo che si trovava al Cairo raccontò a Murray la sinistra storia legata al sarcofago: la principessa di Ammon-Ra, conosciuta per la sua dedizione al culto dei morti, fece raffigurare sulle pareti del sarcofago ciò che annuncerebbe dunque la maledizione che si sarebbe abbattuta su chi avrebbe profanato le sue spoglie.
      Douglas Murray, però, si fece beffe di quella superstizione fino a tre giorni dopo, quando un fucile gli esplose misteriosamente in mano, durante una battuta di caccia lungo il Nilo. Dopo una settimana di atroci sofferenze in ospedale, il braccio rimastogli ferito dovette essere amputato all'altezza del gomito.

      Quello non fu che l'inizio. Durante il suo viaggio di ritorno in Gran Bretagna, due amici di Murray morirono per "cause ignote". Inoltre i due domestici egiziani che avevano trasportato la mummia fecero la stessa fine nel giro di un anno o poco più. Per Murray quel sarcofago diventò un'ossessione. Quando vi posava gli occhi, il viso modellato della principessa sembrava tornare in vita con uno sguardo che gelava il sangue. Alla fine decise di disfarsene ma una sua amica lo convinse a consegnarglielo. In poche settimane la madre della donna morì, leifu abbandonata dal suo innamorato e in seguito venne colpita da una sconosciuta malattia da deperimento.

      Alla fine lasciò come disposizione testamentaria che il sarcofago dovesse ritornare a Douglas Murray. Però Murray, ormai malridotto, non ne volle più sapere e donò il sarcofago al British Museum.
      Anche all'interno di questa istituzione, ben nota per il suo rigore scientifico, il sarcofago acquistò un'oscura fama. Un fotografo che aveva scattato alcune foto morì sul colpo, mentre un egittologo responsabile di quel sinistro reperto fu trovato morto nel suo letto.

      A questo punto gli amministratori del museo si riunirono in gran segreto, votando all'unanimità di spedire il sarcofago ad un museo di New York, che aveva accettato il dono a patto che però venisse consegnato senza troppa pubblicità e con un mezzo fra i più sicuri.

      Il sarcofago non raggiunse mai New York, perché si trovava proprio nella stiva del Titanic quando affondò. Coincidenza? Disgrazia? O la maledizione della principessa aveva colpito ancora una volta? Un'enorme incognita rimane per adesso sospesa su queste domande, ma forse un giorno qualcuno riuscirà a trovare delle risposte concrete per svelare questo inquietante mistero.


      Nave avvertita mezza salvata!

      Alle 13.42 del 14 aprile, il comandante del Titanic Smith, ricevette un importantissimo messaggio telegrafico: il Baltic avvisava della presenza di enormi banchi di ghiaccio sulla rotta. Dopo quel messaggio il Titanic ricevette almeno altri sei avvertimenti nel corso di quella fatidica giornata, da diverse imbarcazioni, tra le quali: la motonave greca Athinai, dalla Californian, dalla Mesaba e per finire l'ultimo alle 22.30 dalla Rappahannock, una nave da carico britannica danneggiata dal ghiaccio - che passava a poche miglia più a nord - che avvertiva dell'imminente pericolo. Il Titanic rispondeva: "Messaggio ricevuto. Grazie. Buona notte".

      Venticinque minuti più tardi il Californian comunicava direttamente al Titanic: "Bloccati e circondati dal ghiaccio..." - ma venne interrotto prima di poter chiarire la propria posizione.

      Il Testimone

      Un altro elemento inquietante sarebbe che uno degli avvistatori, un tale Fleet, aveva comunicato per ben tre volte nell'arco di mezz'ora la presenza dell'iceberg, ma senza ottenere ascolto da parte degli ufficiali di turno Murdoch e Moody. La testimonianza di Fleet pare non sia emersa durante i processi che seguirono al disastro.

      Fleet, uno dei pochi sopravvissuti, si dice che avrebbe ottenuto un congruo contributo dalla White Star, affinchè tacesse. L'uomo condusse una vita infelice fino al 1965, quando all'età di 77 anni si suicidò, in occasione del trentennale del proprio addio al mare.


      La collisione e l'affondamento

      Verso le 23.30, solo dieci minuti prima dell'impatto con l'iceberg, una leggera nebbia si alzò davanti alla nave. Da quella foschia sarebbe apparsa improvvisamente la morte, nella forma di una "massa nera", leggermente più alta della sommità del castello di prua.

      Quello che avvertirono i passeggeri al momento dello scontro con la montagna di ghiaccio, furono sinistri rumori, alcuni parlarono di uno stridente suono metallico, altri di un "rumore sordo" o di un boato simile a un tuono.

      Allo scoccare della mezzanotte di lunedì 25 aprile parte dell'imbarcazione era già allagata.
      L'acqua gelida del Nord Atlantico che entrava nella sala caldaie (dove logicamente la temperatura era altissima) provocava esplosioni a catena. Il Titanic sarebbe affondato in meno di due ore. La dinamica dell'affondamento del Titanic fu impressionante, le cronache narrano di una scena apocalittica.

      Centinaia di persone cercarono di evitare la fine "scalando" la coperta della nave diretti verso la poppa che si alzava sempre di più. Arrivata ad una certa inclinazione, il Titanic, come se fosse un grissino, si spezzò nell'esatta metà, e la parte posteriore ricadde orizzontalmente sullo specchio d'acqua. In pochi secondi la parte di poppa tornò ad alzarsi verticalmente, per poi affondare come se fosse un palo a velocità impressionante. Alle ore 2.30 del 15 aprile 1912, il Titanic, martoriato, giaceva in silenzio sul fondo dell'Oceano Atlantico. Su 2228 passeggeri, ci furono solo 711 superstiti tratti in salvo dalla nave più vicina al disastro, la Carpathia.


      La spaventosa alba

      La scena che si presentò al Carpathia quella maledetta alba del 15 aprile fu indimenticabile: le minuscole scialuppe sopravvissute galleggiavano silenziose in un'area estesissima. Come scrisse il capitano Rostron: "Non galleggiava nemmeno un frammento del relitto, forse un paio di sedie a sdraio, qualche cintura di salvataggio, molto sughero, ma niente di più di quei resti che spesso vengono trascinati dalla marea sulle spiagge. La nave era affondata trascinando tutto con sè. Ho visto un solo cadavere in acqua, nessuno era riuscito a sopravvivere in quel mare gelido".

      L'ultimo resto del Titanic fu un canotto che venne avvistato e raccolto da una nave della White Star il 13 maggio: vi erano a bordo tre cadaveri che vennero sepolti in mare dopo un'orazione funebre.

      Rest in Peace

      Per anni, fino al 1985 quando una spedizione franco-americana avvistò i resti del Titanic, si favoleggiò delle immense ricchezze che sarebbero rimaste nelle casseforti della grande nave. Le ricerche stabilirono che nulla era rimasto, e che forse non aveva molto senso continuare a violare un luogo legato alla tragedia di tanti innocenti.

      Da decenni ormai il Titanic giace, finalmente in pace, sul fondo dell'Oceano Atlantico. Libero dalla cupidigia degli uomini, può oggi riposare nel suo scheletro spezzato il lontano ricordo di quella possenza che lo fece apparire invincibile quella mattina di aprile del 1912, nel porto di Belfast.

      In fondo al mare, nell'assordante silenzio che regna tra i lussuosi saloni da ballo della prima classe, risuona solo il canto funebre di una delle più grandi sconfitte tecnologiche e non solo dell'uomo...

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